Le CostellAzioni della Gioia
Aspetti della nostra multidimensionalità

Ciò che siamo è il risultato di ciò che pensiamo.
Buddha
Chi partecipa a un seminario di Costellazioni familiari o della Gioia, immancabilmente entra in contatto con l’energia di persone morte. Anzi, molto spesso, i morti hanno un ruolo decisivo nella vita dei vivi. Lo stato di ‘morte’ può rappresentare uno degli aspetti della multidimensionalità del nostro essere?
Nel modello della realtà condivisa, si pensa che la vita finisca con la morte. Di conseguenza, chi è trapassato, è fuori dalla vita dei vivi, salvo il loro ricordo.
Come si spiega allora ciò che accade nelle Costellazioni?
Come mai un morto, anche se non si sa nulla della sua esistenza passata su questo piano, influenza la vita dei suoi familiari viventi?
Ciò che avviene dopo la morte, è stato oggetto d’indagine e di riflessione di molte filosofie e sistemi di pensiero e, ultimamente, anche di una parte della scienza. Sorprendentemente, attraverso la via della scienza e con il linguaggio che le è proprio, essa conferma quanto già le tradizioni spirituali sostengono da migliaia d’anni, ossia che l’essere che noi siamo- la Coscienza- non finisce con la morte del corpo fisico.
Ecco che cosa afferma il fisico Massimo Teodorani, nel suo libro Entanglement:
Che cosa succede ad esempio quando una persona è in coma, oppure nel corso di esperienze di pre-morte, o addirittura nel momento in cui tutti i processi vitali cessano con la morte? Hameroff, ….ritiene che l’informazione quantistica rimanga in forma di „ologramma“ nel reame di Planck…-la zona del vuoto quantistico che è la base fondamentale dell’universo- allora, anche se il cervello cessa di operare, l’informazione quantistica potrebbe persistere e rimanere coerente per un certo tempo per via dell’entanglement quantistico… È allora possibile che quella che chiamiamo “anima” possa essere una forma particolarmente coerente in grado di risiedere esclusivamente nel vuoto quantistico di Planck.
Ciò che Teodorani dice in sostanza, è che l’Anima continua a vivere in un’altra dimensione dopo la morte del corpo fisico.

Un altro scienziato, Ervin Laszlo, conferma questa visione affermando che:
Il nostro corpo degenera, ma gli ologrammi creati dalle sue tracce continuano a vivere.
…pare che l’ologramma che codifica l’esperienza di una vita mantenga un livello d’integrazione che gli consente una sorta di esistenza autonoma anche quando non è più associato con un cervello e un corpo. Esso è in grado di ricevere input dal mondo manifesto e di rispondere loro.
Volendo, si potrebbero portare moltissime citazioni a sostegno della tesi della continuità dell’esistenza dopo la morte. Tuttavia, la nostra esperienza è quella che pone fine ai dubbi. Infatti, chi partecipa a un gruppo di Costellazioni ha esperienza diretta della continuità dell’esistenza di coloro che noi chiamiamo morti, i quali provano sentimenti ed emozioni nei confronti dei vivi o di altri trapassati.
Ma se l’esperienza, oltre alle teorie, conferma la continuità del nostro essere anche dopo l’abbandono di questa dimensione, ciò significa che noi continuiamo ad esistere da un’altra parte, in un altro modo, magari con un’altra forma, ma proseguiamo a vivere.
Come dice il maestro Sufi Haidal Gul:
C’è un limite oltre il quale è malsano che l’umanità dissimuli la verità per non offendere coloro che hanno una mentalità ristretta.
La morte quindi, può essere vista come il ‘trasferimento’ in un’altra dimensione, simile allo spostamento da un paese all’altro. Il paese dove ci si trasferisce esiste anche mentre noi viviamo nel paese di nascita, e proprio grazie alla conoscenza della sua esistenza che decidiamo di trasferirci.
Questo vale per la 4D, che esiste ora mentre viviamo la vita in questa dimensione, e sappiamo già della sua esistenza, poiché ogni notte vi andiamo. Inoltre, così come dopo il trasferimento in un altro paese, possiamo mantenere contatti con chi resta nel paese precedente, anche dopo il ‘trasferimento’ nella 4D alcuni lo fanno con i viventi nella 3D.
Come asserisce il maestro Aurobindo:
Nessuno muore, si parte soltanto. Ogni vita è il breve episodio di una lunga storia di esistenze.
Durante le CostellAzioni della Gioia, queste ipotesi sono illustrate ai partecipanti e di conseguenza tutti gli esseri connessi al loro campo morfogenetico ne sono informati. Pertanto, si assiste a una tras-form-azione graduale, dalla paura di vivere-morire alla gioia di vivere e al desiderio di viverla pienamente.
Ecco la testimonianza di una partecipante a un seminario che descrive l’esperienza avuta solamente stando nel campo e ascoltando un discorso:
Diverse volte mi sono trovata vicina alla morte attraverso parenti o amici. Tutt’intorno a me c’era sofferenza e io stessa mi sentivo a volte disperata in quelle situazioni. Inoltre, in molte occasioni la paura della morte mi aveva impedito di fare alcune esperienze.
Quando Giulia ha parlato della morte presentandola come una specie di trasloco da un posto all’altro, quest’immagine mi ha colpito profondamente. Dopo un po’, ho sentito che in me stava avvenendo una specie di rilassamento generale, che non riguardava solo me, ma qualcosa o qualcuno dentro di me o intorno a me. Mi sono sentita liberata dalla paura della morte e una grande leggerezza e gioia sono arrivate all’improvviso.
Non avevo ancora fatto la mia costellazione, ma in quel momento sentivo di averla già fatta su un altro piano.
Inoltre, per la prima volta ho compreso quanto è grande il potere delle ‘in-formazioni’ come le chiama Giulia, quanto le nostre idee possono renderci prigionieri o liberi, malati o sani, sofferenti o gioiosi. Chiara P.