Chi sono io?
Chi sono io?
La pseudo entità
La maggioranza delle persone non indaga mai chi sia realmente e si accontenta di pensare semplicemente: <<Io sono così e così, ho questo o so quest’altro …>>.
Ma, come saggiamente asseriva Ramana Maharshi, il Guru dei guru dell’India:
Fino a quando l’uomo non intraprenderà la ricerca del vero Sé, il dubbio e l’incertezza seguiranno i suoi passi nella vita. I più grandi re e statisti cercano di governare gli altri quando nel profondo del loro cuore sanno di non poter governare se stessi. Tuttavia il potere più grande è a disposizione dell’uomo che sia penetrato nelle sue profondità più recondite… A che serve sapere ogni altra cosa quando ancora non sai chi sei?.
Esploriamo quindi ulteriormente questo io, questa personalità o individuo che credi essere.
La nascita dell’autocoscienza, quel click interiore che segnala la conoscenza-percezione della propria esistenza, si manifesta con la constatazione silenziosa Io sono, cioè esisto, sono presente. Il concetto io appare più tardi e, quando si manifesta per la prima volta, esso è un riflesso della coscienza e non indica specificamente chi o cosa esiste o è presente.
Successivamente, la coscienza s’identifica con l’involucro esterno attraverso cui si esprime e l’Io sono aspecifico diventa invece, Io sono il corpo-mente. In pratica l’oggetto, l’apparato psicosomatico, diventa illusoriamente un soggetto che si ritiene un’entità “reale” con esistenza indipendente. Appare quindi la prima divisione, il primo falso confine tra l’io e il mondo. Si tratta della prima dualità esistente, cioè soggetto – oggetto: da una parte l’io, il soggetto “qui dentro”, e dall’altra tu, l’oggetto “là fuori”. Insieme con il concetto io e il suo duale tu, nascono tutti gli altri concetti opposti interdipendenti: positivo-negativo, bene-male, bianco-nero e cosi via.
La vera funzione dell’io o ego, è indicata da Ramana nel seguente modo:
Da un punto di vista pratico, l’ego ha una e soltanto una caratteristica. L’ego serve da collegamento tra il Sé, che è pura coscienza, e il corpo fisico, che è inerte. Per questo l’ego è indicato come il nodo tra la coscienza e il corpo inerte. Investigando la sorgente dell’ego, scopri il suo aspetto essenziale di coscienza.
Invece di svolgere la sua funzione, che sarà effettivamente svolta solo in seguito all’illuminazione, è indotto a recitare la parte del protagonista nello sceneggiato: l’incantesimo dell’io.
Dopo la sua comparsa l’io si attribuisce tutto ciò che appare nello specchio della coscienza. Tutte le sensazioni, emozioni, pensieri sono connessi con il pensiero radice io. Praticamente tutto è inglobato nell’io, riferito a esso. L’attività percettiva e ideativa, diventa quindi sua creazione e proprietà. Inoltre, ed è questo il suo maggior problema, s’attribuisce la paternità dell’intenzione, della volontà, dei desideri, delle azioni. Ritiene d’essere, insomma, l’agente responsabile della “sua” vita.
Se vuoi avere un’esperienza diretta di questo stato di cose, puoi fare il seguente esperimento:
Senza fare alcun riferimento al pronome io, parla di te a qualcuno o anche a te stesso!
Che cosa rimane di “te”? Verificalo!
Simile a un ragno che cattura tutto ciò che entra nella sua ragnatela, Ramana lo caratterizza in questo modo:
L’ego è come quel ragno che lascia la sua presa soltanto dopo che ne ha afferrata un’altra. La sua vera natura può essere scoperta quando non è più in contatto con oggetti o pensieri. Questo ego fantasma che è privo di forma, nasce afferrando una forma; perdura afferrando una forma; nutrendosi delle forme che afferra cresce ulteriormente; abbandonando una forma ne afferra un’altra, ma quando lo si cerca fugge.
Come ti stai rendendo conto, lettore, viene dato ampio spazio alla conoscenza dell’io, di te immerso nello stato di incantesimo, proprio per arrivare a convincertene pienamente e quindi decidere di scioglierlo.
Nella psicologia traspersonale, Ken Wilber parla dell’io in questo modo:
L’ego è un sé-concetto, cioè una costellazione di concetti del sé con immagini, fantasie, identificazioni, memorie, subpersonalità, motivazioni, idee e informazioni relative o legate al sé-concetto autonomo.
Inoltre, aggiunge:
Ogni individuo sente in genere che il proprio io, il proprio sé, è il soggetto delle esperienze, dei sentimenti e dei pensieri; che il proprio sé soggettivo in un certo modo percepisce il mondo esterno, proprio come ora sta leggendo le parole di questa pagina. L’individuo esprime ciò dicendo: “ Io sono consapevole di me stesso mentre leggo.” Ma il fatto che qualcosa in me possa osservare il mio sé soggettivo, il fatto cioè che esista in me – proprio ora – la consapevolezza del mio sé che legge questa pagina, mostra chiaramente che il mio presunto sé soggettivo è in verità un oggetto di consapevolezza! Non è dunque un soggetto reale, se può essere percepito oggettivamente.
Tutta l’attività della coscienza è mutevole: i pensieri, le emozioni, le sensazioni, cambiano continuamente. Siccome l’io non ha forma essendo solamente un riflesso, fa riferimento a sé come immagine e, come sappiamo, questa cambia continuamente. Tuttavia, in questo continuo cambiamento, l’io stesso sembra costante.
Dal momento in cui l’incantato crede d’essere un vero soggetto, una personalità, si convince anche di essere separato dal mondo, dagli oggetti e, naturalmente, dalle persone. Arriva a credere, come si è già visto, d’essere una specie di direttore generale che guida, da qualche punto nella testa, o da un altro situato nel corpo, la “sua” vita.
Siccome tutto ciò in cui crede è reale per l’io, anche l’idea di separazione fra lui e il mondo si manifesta come fenomeno percepibile; infatti, nella percezione profonda appare simile a una bolla trasparente.
Ecco come ne parla Castaneda:
…noi siamo dentro una bolla. E’ una bolla in cui siamo messi all’istante della nascita. Dapprima la bolla è aperta, ma poi comincia a chiudersi, fino a sigillarci nel suo interno. La bolla è la nostra percezione. Viviamo tutta la vita dentro la bolla. E ciò che sperimentiamo sulle sue pareti sferiche è il nostro stesso riflesso…. La cosa che si riflette è la nostra immagine del mondo…. Quell’immagine è dapprima una descrizione che ci è fornita dal momento in cui nasciamo, finché tutta la nostra attenzione ne è afferrata e la descrizione diventa un’immagine.
Un’altra esperienza di percezione della bolla è la seguente, accaduta all’autrice in meditazione:
Durante un seminario intensivo di meditazione Vipassana, a un certo punto si è verificato uno stato amplificato di coscienza, composto di due stati sovrapposti. Nel primo, quello superficiale, il dialogo interno continuava il suo corso, anche se pareva un processo stanco, lento, che si trascinava. Nell’altro, sottostante, sembrava esserci una forza invisibile e tuttavia reale, che stringeva, soffocava, limitava una parte del mio essere. Poi, a un tratto mi sono percepita fuori della costrizione ed è apparsa l’immagine di una bolla trasparente all’interno della quale stavo precedentemente in veste di ‘io’. Fuori dalla bolla sentivo di essere, ma senza alcuna forma o dimensione, solo un qualcosa di morbido, di fluido, che percepiva. In questo stato di esistenza mi sentivo completa, totale, senza alcun bisogno da soddisfare.
Giulia Jordan, Iniziazione alla Conoscenza di Sé, l’illuminazione svelata, ed. Mediterranee
organizza incontri di Satsang e CostellAzioni della Gioia:
La Gioia dello stato naturale
S. Teresa Gallura: 27-28 aprile, Pisa: 12 maggio,
Verona:26 maggio, Roma:9 giugno 2013