Spesso il ricercatore spirituale, soprattutto all’inizio della ricerca, è interessato a trovare tecniche, informazioni, istruzioni sul come realizzare il proprio obiettivo. Raramente s’interroga sul processo della conoscenza che include sia il conoscitore sia il conosciuto. Eppure, proprio indagando sul processo della conoscenza si arriva al conoscitore o, per dirla con il famoso jnani indiano, Nisargadatta Maharaj:
Il Cercatore é il cercato
Il cercatore é il cercato.
La storia della conoscenza umana può anche essere interpretata come la storia delle convinzioni umane. La scienza, la filosofia, l’arte o la spiritualità, rappresentano l’espressione delle convinzioni degli uomini nello spazio-tempo. Inizialmente, queste sono soggettive, sono cioè i convincimenti cui perviene una singola persona; successivamente, diventano intersoggettive ossia sono condivise da più persone, diventando quindi oggettive.
Le convinzioni rappresentano le idee nelle quali crediamo ed esse sono strettamente collegate col criterio di verità. Ciò significa che ogni cosa in cui crediamo, di cui siamo convinti, si tratti di una verità scientifica, filosofica, spirituale o d’esperienza comune, questa è per noi vera. Si tratta naturalmente di verità relativa, parziale, limitata nello spazio-tempo e nondimeno per ognuno di noi assolutamente reale.
Indipendentemente dal settore della conoscenza in cui compaiono, potremmo classificare le convinzioni in due categorie:
– liberatorie, cioè quelle che ci permettono di esprimere, manifestare pienamente il nostro potenziale umano, come per esempio <<sono intelligente>>, <<ho tutte le capacità e risorse per risolvere i problemi>>, <<posso conoscere me stesso>>.
– limitanti, ossia che riducono, impoveriscono l’espressione del nostro essere nel mondo, come per esempio: <<sono incapace di>>, <<non ce la farò mai>>, <<è difficile cambiare>>, <<è impossibile>>.
Parafrasando un antico detto, siamo nel giusto sia se crediamo di poter fare qualcosa (convinzione liberatoria), sia se crediamo di non poterlo fare (convinzione limitante). La scelta spetta a noi.
Le convinzioni e i sistemi più ampi di cui fanno parte rappresentano la base di qualsiasi processo di cambiamento. Esse sono estremamente importanti poiché agiscono a livello dell’identità intesa sia come distinzione da…, sia come coincidenza con….Le prime riguardano la personalità individuale, le seconde l’Essere nella sua totalità.
Cambiare le convinzioni, soprattutto quelle inerenti i confini personali, significa quindi operare un cambiamento a livello dell’identità.
Una loro caratteristica è che solo noi possiamo decidere di credere oppure no in qualsiasi cosa. Anche alla presenza di costrizioni o condizionamenti ambientali, nessuno può obbligarci a convincerci di qualcosa; pertanto, ne abbiamo la libertà assoluta.
Un’altra caratteristica delle convinzioni riguarda la possibilità di cambiarle in qualsiasi momento con altre più utili e adatte alle necessità del momento. Per esempio, se per un certo periodo una persona ha adottato una convinzione limitante del tipo <<non sono capace di nuotare>>, in seguito a un’esperienza positiva come un atto di coraggio consistente nel buttarsi in mare per salvare un bambino, può cambiare la sua convinzione precedente con una liberatoria <<sono in grado di nuotare>>.
Il potere insito nelle convinzioni è enorme. Sia quelle positive o liberatorie, sia quelle negative o limitanti, influenzano i processi biochimici e bioelettrici, il sistema immunitario e neurovegetativo, nonché i processi emotivi e mentali.
Sia che ne siamo consapevoli oppure no, abbiamo convinzioni su ogni cosa, compresa la ricerca di sé. Esse agiscono come approcci preformati, preordinati, preorganizzati alle nostre percezioni, perciò filtrano le informazioni e le comunicazioni sia con noi stessi sia con il mondo.
Ricercando le fonti delle nostre convinzioni, ne individuiamo due.
La prima è l’ambiente, dal quale proviene la maggioranza delle convinzioni; di queste, solo una piccolissima parte sono state da noi esperite, controllate o anche solo esaminate criticamente. Sono semplicemente date per scontate o sono implicitamente accettate poiché appartenenti a una data cultura.
Vediamo un esempio particolarmente interessante di convinzione proveniente dall’ambiente. Per moltissimo tempo, nella medicina è stata presente la credenza che il cervello non potesse guarire se stesso. I danni al cervello causati da malattie o incidenti erano considerati irreversibili. Pertanto, una persona con un qualche danno cerebrale si sentiva dire dai medici che non c’era nulla da fare, poiché le cellule nervose danneggiate non si rigenerano più. Si può immaginare quale prospettiva di vita poteva avere questa persona, non tanto dal punto di vista fisico quanto invece da quello psicologico. Poteva tranquillamente considerarsi “finita” stando alle affermazioni dei medici. A dispetto di queste convinzioni limitanti, nel ’69, un ricercatore di Cambridge, Godfrey Raisman, dimostrò, invece, che i neuroni danneggiati possono rigenerarsi. Altro che danni irreversibili! Nel ’86 il neurochirurgo messicano Ignacio Madrazo, riuscì a trapiantare nuove cellule nel cervello di una persona affetta dal morbo di Parkinson con risultati straordinari. Finalmente, nuove convinzioni liberatorie si stanno affacciando e ora i neuroscienziati stanno verificando l’ipotesi che il cervello sia dotato di un complesso sistema di riparazione e rigenerazione.
E’ evidente che l’assunzione di convinzioni liberatorie influenzi profondamente le decisioni che possiamo prendere, così come le capacità che possiamo esprimere, e di conseguenza i comportamenti che assumiamo e che avranno il loro effetto sull’ambiente sia famigliare, sia sociale e naturale.
A proposito delle convinzioni provenienti dalla scienza, K. Mullis scrive:
Noi accettiamo i proclami degli scienziati in camice bianco con la stessa fede che un tempo riservavamo ai sacerdoti e abbiamo chiesto loro di commettere le stesse atrocità che i sacerdoti perpetravano quando il potere era in mano loro. Abbiamo forzato la situazione, imponendo loro di presentarci novità significative. E li abbiamo trasformati in individui perversi… Persone che si baloccano con le nostre vite e con le nostre strane esigenze.
Detta da uno scienziato, per di più insignito del premio Nobel, quest’affermazione non può che farci riflettere profondamente!
La seconda fonte delle convinzioni proviene dalle nostre esperienze dirette che sono relativamente poche e che, nella maggior parte dei casi, sono a loro volta influenzate da precedenti convinzioni. Per quanto riguarda quelle generate dalle nostre esperienze, spesso una sola sperimentazione è sufficiente per creare una o più credenze. Si tratta sia di esperienze spontanee di percezione immediata di una verità, quei lampi di “illuminazione” che accadano a volte, sia di esperienze “normali” di vita quotidiana.
Come dice K. Popper, una delle personalità eminenti della cultura contemporanea, le nostre conoscenze hanno <<fonti di ogni genere ma nessuna ha autorità>>. Secondo quest’epistemologo: <<Non esistono fonti pure, incontaminate, certe>>. Ciò significa che siamo noi che attribuiamo valore alle fonti, indipendentemente dal loro valore intrinseco.
E nel campo dell’illuminazione che tipo di convinzioni abbiamo?
Questo sito utilizza i cookie, anche di terze parti. Continuando a navigare sul sito accetti l'utilizzo dei cookie. Informativa Cookies | Privacy PolicyOk