Oltre la staccionata…
Quanto ci piacciono le storie!
Sin da piccoli, insieme con il latte materno, veniamo nutriti di storie che assorbiamo inconsapevolmente e poi continuiamo a sostenere noi stessi. Certo, le modifichiamo, a volte le aggiorniamo, ma non possiamo farne a meno. Siamo dipendenti dalle nostre storie personali e collettive.
Se prestiamo attenzione alla loro trama, ci rendiamo conto che si svolgono sulla base di uno schema ripetitivo: l’eroe o l’eroina vive normalmente la sua vita. Questa normalità non dura molto però, poiché poco dopo accade qualcosa, provocato dagli eroi stessi o da qualcun altro, che dà inizio a una serie di avventure-disavventure.
La trama si snoda attraverso una serie di vicissitudini che vedono gli eroi alle prese con una moltitudine di problemi da risolvere, durante le quali spesso soffrono ‘le pene dell’inferno’, mettono alla prova le loro capacità e infine, ‘dopo lunga e penosa sofferenza’, riescono finalmente a trionfare.
In pratica, siamo talmente dipendenti dalla sofferenza che sembriamo incapaci di concepire storie coinvolgenti, interessanti, accattivanti al di fuori del dualismo bene-male.
Solamente in ultimo riusciamo a formulare un finale diverso, ossia la formula di rito: “e vissero per sempre felici e contenti”. E con questo, il racconto termina lasciandoci ‘a bocca asciutta’, senza alcun indizio su ciò che significhi vivere per sempre felici e contenti.
Quest’epilogo sarebbe l’inizio di una nuova storia che però nessuno ci racconta. È come se, percorrendo una strada lunga e faticosa per arrivare alla fine del bosco, una volta lì, ci si trovasse davanti una staccionata al di là della quale c’è.. l’ignoto… che abbiamo tanto cercato e bramato.
Stanchi e sfiniti si fa appena in tempo a dare un’occhiata al di là della staccionata, prima di abbandonarsi nelle braccia di Morfeo – sarà bene spiegare ai più giovani che non si tratta di una nuova sostanza, è solamente il Dio greco del sonno. L’enfasi è posta sulla sofferenza patita dagli eroi e nessuna sulla gioia dei loro conseguimenti. Il seguito, viene lasciato alla nostra immaginazione, alla nostra fantasia, senz’alcun modello di riferimento di come potrebbe essere :
Conosciamo quindi ogni possibilità insita nel campo della sofferenza, dove si svolgono le nostre storie reali e virtuali, e abbiamo appena qualche vaga idea di come si possa vivere nel Campo della Gioia– oltre la staccionata- dove potremo goderci il nostro meritato premio per aver superato le ‘prove’.
Qualche volta ci viene pure il dubbio che esista un altro modo di vivere che non sia improntato sulla sofferenza. Ma, dal momento che esiste l’indicazione “e vissero per sempre felici e contenti”- che è lì in bella mostra sulla staccionata- possiamo pensare che questo luogo o stato, sia accessibile. Infatti, qualcuno vi si è avventurato.
Mi piace considerare questo luogo-stato come il Campo della Gioia o Joyfield. Avendo avuto la gioia di entrarci e darvi una sbirciatina, l’ho ri-trovarto. In altre parole, ho trovato di nuovo ciò che non avevo mai perso perciò, ho scelto di condividere l’informazione e fare da guida a chi volesse addentrarsi e farne esperienza attraverso Le CostellAzioni della Gioia.
Questo libro è rivolto a coloro che desiderano arrivare a una gioiosa tras-form-Azione della propria vita e della professione, entrando nel Campo della Gioia attraverso la porta delle CostellAzioni della Gioia.
Una delle tante caratteristiche gioiose del libro, nasce dall’assenza di un verbo che normalmente usiamo come il prezzemolo. Poiché si parla dell’assenza, bisogna che rimanga assente, quindi, per comprendere di che verbo si tratta, giocheremo alle parole crociate.
E’ un verbo di sei lettere che comincia per ’d’ e indica… un’azione obbligata. La stessa parola è usata anche come sostantivo.
Trovato? Bene, ora che è stato trovato, possiamo continuare a giocare. Questa volta alla caccia al tesoro. ‘Il tesoro’- in realtà è un antitesoro- è quel verbo e le sue declinazioni. La caccia va fatta all’interno del libro e chi ne trovasse uno, guadagna in premio un’altra copia di questo libro, oppure una dell’Iniziazione alla Conoscenza di Sé, ed. Mediterranee della stessa autrice.
Qualcuno si chiederà perché si dà tanta attenzione a questo verbo. Eliminarlo consapevolmente, fa parte delle Azioni che spianano la strada alla Gioia. Essendo un verbo che indica coercizione, obbligo, fatica e probabili ripercussioni, rappresenta un ‘arresto’ della Gioia che é invece… ‘libera’ da condizioni esterne.
In-fine, ma non è solo alla Fine, il libro è permeato della frequenza della Gioia e sue sottofrequenze, che portano chi lo legge nel Campo della Gioia-Joyfield o almeno molto vicino alla staccionata.
Di solito, quando si lancia un nuovo ‘prodotto’ si distribuiscono campioni omaggio.
Allora, eccone uno di Gioia. Per usufruirne, prendere il libro fra le mani, chiudere gli occhi, oppure, se uno è in libreria, può adottare quello sguardo un po’ assente -indice d’intelligenza- e che vuol dire: “Aahhh!”, portarsi il libro all’altezza del cuore e sentire ciò che sente di ‘diverso’ o insolito nel proprio campo energetico o nel corpo. Fatto?
La frequenza della Gioia si manifesta attraverso molti modi di sentire e ciascuno ha i propri. Quando si onora ciò che si sente, la capacità percettiva aumenta e si apre la porta del cuore per lasciar entrare la Gioia pienamente.
Un altro omaggio è ricevere Joygift- il dono della gioia per ricollegarsi con lo stato naturale di gioia, quello che ri-troviamo quando ci accorgiamo di non averlo mai perso, che è sempre presente.
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