Gli eventi e la Vita
Il 20 marzo 2003, il giorno dell’inizio della guerra in Iraq, mi trovavo a Mumbay a casa di Ramesh Balsekar, maestro dell’Advaita, mio maestro.
Ramesh solleva verificare “il livello di comprensione” dei nuovi arrivati facendoli sedere sulla “electric chair” come veniva definita la sedia su cui sedevano e venivano “interrogati”.
Quel giorno Ramesh mi chiese:
<<Non sei preoccupata o spaventata per la guerra che sta iniziando e che farà morire tante persone?>>
<<Certo, sono triste e dispiaciuta per tutto questo, non lo nego -risposi. Tuttavia – aggiunsi – quanti esseri umani sono nati e morti su questo pianeta? E quanti altri nasceranno e moriranno? Ma la Vita, la Vita stessa non nasce e non muore. Muoiono le forme che essa assume temporaneamente, compresi noi stessi, ma la Vita, la Coscienza, resta sempre. Se m’identifico con il corpo-mente, nasco e muoio, soffro per la morte dei miei simili, ecc. Ma quando so che sono la Vita, c’è solo amore per tutte le forme attraverso cui mi manifesto>>.
In sostanza, gli stessi eventi assumono un significato diverso quando sono percepiti dal punto di vista dell’io o dell’Essere, la Presenza, che siamo.
Un amico mi ha mandato oggi questo video di Mooji, un altro maestro dell’Advaita, che indica un punto di vista simile.
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